Come usare l’aceto di mele per abbassare la glicemia

Tenere sotto controllo la glicemia è fondamentale per la salute a lungo termine. Condizioni patologiche come il diabete di tipo 2, infatti, hanno un impatto pesante sulla vita quotidiana e aumentano il rischio cardiovascolare. Negli ultimi tempi, si parla molto del ruolo dell’aceto di mele nella riduzione della glicemia. Vediamo, in questa guida, cosa c’è di vero.

L’aceto di mele è davvero ipoglicemizzante?

Negli ultimi anni, soprattutto sulla scia della maggior sensibilità verso il ruolo dell’alimentazione di qualità, la scienza si è più volte interessata in merito all’efficacia ipoglicemizzante dell’aceto di mele. I risultati per ora ottenuti in letteratura suggeriscono un suo possibile effetto concreto sulla riduzione dei valori della glicemia.

Secondo gli esperti, l’efficacia sarebbe da ricondurre al suo contributo al rallentamento dello svuotamento gastrico. Questa conseguenza comporta una sensazione di sazietà prolungata che, di riflesso, si riflette in una sensibilità migliore all’insulina e nella prevenzione dei picchi glicemici successivi ai pasti. Sull’ultimo punto in particolare, ad oggi, la scienza ha raggiunto le conclusioni più certe.

Diversi studi, infatti, hanno mostrato, in soggetti che avevano assunto aceto di mele, un’importante riduzione dei picchi glicemici post prandiali. Per dovere di precisione, però, è importante sottolineare la presenza di diversi limiti. Questi ultimi riguardano in particolare l’alto carico glicemico dei pasti, decisamente più elevato rispetto a quello di piatti considerati sani.

Aceto di mele come alleato della glicemia: altre cose da sapere

Sì, effettivamente l’aceto di mele può rappresentare un alleato dei valori fisiologici della glicemia. Premettendo sempre l’importanza di confrontarsi con il medico curante quando è in gioco un tema così delicato per la salute, si ricorda che la sua efficacia ipoglicemizzante si nota soprattutto nei soggetti che, come i malati di diabete di tipo 2, vanno incontro a picchi glicemici post prandiali pressoché cronici.

Dato che le quantità di aceto di mele che si utilizzano normalmente in cucina sono ridotte, non bisogna mai dimenticare il ruolo della dieta sana, che deve essere personalizzata e stilata da un diabetologo esperto sulla base della situazione clinica specifica del paziente. Il fai da te e l’eliminazione indiscriminata dei carboidrati non sono la strada giusta!

Tutto questo ci insegna, non certo per la prima volta, l’importanza di prendere, come si suol dire, con le pinze le affermazioni scientifiche sbandierate sul web. L’aceto di mele è ricco di benefici, su questo non ci sono dubbi, ma da qui a definirlo come un elisir magico per la glicemia ce ne passa!

L’aceto di mele è efficace contro il colesterolo?

Un’altra proprietà che si sente spesso attribuire all’aceto di mele è la sua efficacia contro il colesterolo. Cosa c’è di vero? Ancora una volta, diamo la parola agli esperti. Basta dare un’occhiata online sui siti ufficiali di autorevoli realtà sanitarie per leggere il punto di vista di dietologi e nutrizionisti che sottolineano innanzitutto un aspetto.

Quale di preciso? Ancora una volta la quantità. Quei 2, massimo 3 cucchiai che si mettono nell’insalata che si mangia velocemente a pranzo non sono sufficienti a parlare di impatto positivo sui valori del colesterolo, della glicemia e anche della pressione, altro aspetto della salute che, secondo molti, sarebbe influenzato positivamente dall’assunzione di aceto di mele.

Sono in molti a chiedersi se l’effetto di quel poco aceto di mele che si consuma a tavola possa essere potenziato attraverso l’assunzione di integratori. Questi prodotti, che come tutti i supplementi non andrebbero mai assunti senza chiedere prima consiglio al proprio medico curante, sono spesso caratterizzati da un’alta concentrazione di acido acetico e pectina. Nonostante ciò, ad oggi, non è possibile parlare di loro effetti positivi evidence based.

L’aceto di mele è davvero migliore degli altri?

L‘aceto di mele è davvero migliore rispetto a quello preparato con altri ingredienti? La differenza non è drastica. Esiste una sola eccezione da considerare, ossia l’aceto balsamico ad alta concentrazione e glassato. In questo caso, si parla di una concentrazione di zucchero particolarmente elevata, non il massimo per chi ha la necessità di tenere particolarmente sotto controllo i valori glicemici.

Gli esperti suggeriscono, al netto di controindicazioni mediche, di scegliere l’aceto che si preferisce. La quantità utilizzata, ribadiamo, è talmente ridotta da avere poca rilevanza ai fini della salute generale. Chiariti questi aspetti, è bene tornare un attimo all’importanza della composizione generale dei pasti che si portano in tavola. Non è mai il singolo alimento a cambiare le carte in tavola.

Ai fini del mantenimento di valori glicemici fisiologici, conta di più come è abbinato. Altrettanto importante, ribadiamo, è includere tutti i nutrienti, dai carboidrati, possibilmente integrali in modo da rallentare il loro assorbimento, alle proteine, fino alle fibre e alle vitamine grazie ad alimenti vegetali possibilmente freschi, di stagione e a km 0. Il tutto va condito innanzitutto con olio EVO e, se lo si desidera, aggiungendo l’aceto.

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