
Il reflusso gastrico spesso viene preso un po’ alla leggera. Si pensa sia solo quella sensazione di bruciore dopo aver mangiato troppo o qualcosa di pesante. In realtà, quando il fastidio diventa frequente, non è più solo una scocciatura passeggera. Il problema, se trascurato, può peggiorare col tempo e portare a complicazioni anche serie. E non sempre i sintomi sono così evidenti come si pensa.
Fastidi frequenti causati dal reflusso
Uno dei primi guai che possono presentarsi è l’esofagite. Si tratta di un’infiammazione della parete interna dell’esofago. Avviene quando gli acidi dello stomaco risalgono troppo spesso. E quindi bruciano i tessuti. Non è solo fastidioso, può anche fare male davvero. A volte si avverte dolore mentre si deglutisce, oppure una pressione dietro lo sterno che somiglia a un campo. Alcuni la scambiano perfino per un problema cardiaco.

Quando l’irritazione va avanti, l’esofago può iniziare a formare piccole ferite. Si tratta di ulcere esofagee. Col tempo possono causare dolore e anche sanguinamenti. C’è chi se ne accorge perché nota sangue nel vomito o nelle feci; ma non succede spesso. Quello che invece capita di frequente è una sensazione di fastidio costante. Una specie di bruciore che non dà tregua.
Inoltre, l’infiammazione continua può lasciare cicatrici. Non si vedono, ovviamente, ma fanno un danno silenzioso: il tessuto cicatriziale può restringere l’esofago. Si chiama stenosi. Quando succede, deglutire diventa complicato. All’inizio ci si accorge che certi cibi scivolano con difficoltà. Poi si fatica anche con i liquidi. In alcuni casi si arriva a dover fare degli esami o piccoli interventi per risolvere.
Fastidi meno frequenti
Una condizione un po’ più seria è l’esofago di Barrett. Qui le cellule dell’esofago cambiano struttura, quasi a proteggersi dall’acido. Ma questa trasformazione non è una buona notizia. È un campanello d’allarme perché, nel tempo, può aumentare il rischio di sviluppare un tumore. Chi riceve questa diagnosi deve fare controlli periodici, anche se magari non ha più sintomi evidenti. Non è comune, ma è bene saperlo.

Oltre a questi problemi dentro l’esofago, il reflusso può dare fastidio anche più in alto. Una tosse che non passa, ad esempio, può avere a che fare con l’acidità. Soprattutto se si presenta di notte o appena svegli. Non è detto che sia colpa del fumo o di un’allergia, come molti pensano. A volte è proprio il reflusso che, risalendo, irrita la gola e scatena il riflesso della tosse.
C’è anche chi si sveglia al mattino con la voce roca, come se avesse parlato per ore. Può sembrare strano, ma anche questo è collegato. Durante la notte, se si dorme distesi e con lo stomaco pieno, l’acido può salire fino alle corde vocali. Col tempo le infiamma, rendendo più difficile parlare con voce limpida. Chi lavora con la voce, come insegnanti e operatori telefonici, lo nota subito.
Quando allarmarsi
In alcuni casi il reflusso arriva a toccare persino i bronchi. E raro, ma può succedere che causi sintomi simili a quelli dell’asma. Ad esempio respiro corto, senso di oppressione al petto, fiato che manca. Non è facile collegare i due problemi. Ma ci sono persone che hanno visto migliorare i sintomi respiratori dopo aver curato lo stomaco.

Quando il disturbo è sporadico, magari può essere legato a una cena pesante o a una notte insonne. Ma se capita spesso, o se i sintomi peggiorano, è meglio non ignorarli. Soprattutto se c’è perdita di peso senza motivo, difficoltà a ingoiare o dolore al petto. In quei casi conviene parlarne col medico che farà qualche accertamento.
In molti casi bastano dei cambiamenti nel quotidiano per migliorare la situazione. Evitare di mangiare tanto la sera, ad esempio, o ridurre cibi piccanti, grassi o acidi. Anche smettere di fumare o perdere qualche chilo può fare molto per migliorare la salute. Cose semplici, che però richiedono costanza. E dormire con la testa un po’ sollevata aiuta parecchio.
Cosa fare
Se queste misure non bastano, esistono farmaci che possono aiutare. Alcuni riducono l’acidità dello stomaco, altri aiutano a svuotarlo più in fretta. Però non sono caramelle: vanno presi solo su consiglio del medico e per il tempo necessario. L’uso prolungato, soprattutto senza controllo, può avere effetti indesiderati. E non tutti i sintomi vanno via con la pillola giusta.

Nei casi più tosti, si può pensare anche a un intervento chirurgico. Ce ne sono di diversi tipi, alcuni mini-invasivi, che rafforzano la valvola tra stomaco ed esofago. Non è una scelta da prendere alla legger, ma per chi ha disturbi molto forti o complicazioni serie, può essere una via per tornare a stare bene senza dover dipendere dai farmaci.
Alla fine, il reflusso non è una condanna, ma nemmeno un fastidio da ignorare. Va ascoltato, capito e gestito. La maggior parte delle persone riesce a tenerlo sotto controllo. Basta un po’ di attenzione e qualche cambiamento nello stile di vita. L’importante è non far finta di niente. Quando il corpo manda segnali, spesso ha qualcosa da dire. E conviene ascoltarlo, prima che lo faccia a modo suo.